Qualche dubbio è venuto perfino allo staff del direttore dell’Agenzia delle Entrate. Prima di arrivare alla presentazione del Redditest infatti lo stesso Attilio Befera si era raccomandato ai tecnici di non compiere più tutti gli errori del passato. Nel vecchio redditometro i coefficienti di moltiplicazione delle varie spese erano spesso bislacchi, e in non pochi casi contenevano una valutazione etica della spesa che non ha nulla a che fare con un fisco moderno. Qualche miglioramento c’è stato, ma dopo avere letto le prime simulazioni fatte dalla stampa specializzata e non, qualche dubbio su come fosse stato costruito quel software è venuto anche a Befera e ai suoi principali collaboratori. Vedere che a parità di perimetro e dati immessi nel sistema, il semplice spostamento della stessa cifra da una voce di spesa all’altra faceva cambiare il giudizio finale del Redditest, ha sorpreso. Ad esempio ieri qualcuno ha provato a inserire la stessa cifra di spesa in due voci diverse: l’acquisto di gioielli e i viaggi di piacere. La cifra non era in sé elevatissima – 8.000 euro – eppure nel caso dei gioielli è risultata spesa ammessa, dando come giudizio finale il semaforo verde della coerenza. Se si spostano quegli 8 mila euro dalla spesa per gioielli a quella dei viaggi scatta subito il semaforo rosso, e il contribuente risulta «incoerente». Perché? Leggi l’articolo integrale di Fosca Bincher su Libero in edicola oggi 23 novembre
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pubblicato da Libero Quotidiano
Il redditometro è sbagliato: il software non funziona
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